Venerdì, 28 Maggio 2010 19:44

"Il mio Novecento". La presentazione di G. Zollo

Scritto da  Gerardo

Nel seguito, si trasmette il testo dell'intervento di Gabriele Zollo, al cinema Moderno, sabato 22 u.s., in occasione della presentazione de "Il mio novecento", di A. Nesti.
Lo stesso è anche scaricabile in versione PDF




PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI ARNALDO NESTI “IL MIO NOVECENTO. PASSIONI. DENTRO E FUORI IL MONDO CATTOLICO.” (G. Zollo)

Agliana Cinema Moderno 22/05/2010


Non sono un osservatore distaccato, un lettore qualsiasi che giudica un libro.
Questo libro mi tocca direttamente perché è il racconto biografico di un amico con il quale ho percorso insieme un tratto importante della mia vita. È più una testimonianza che un commento.
Per onestà voglio esplicitare i sentimenti con cui mi sono avvicinato alla lettura :
a) Un sentimento di riconoscenza per le cose che ho imparato da Nesti e soprattutto per l’atteggiamento umano e culturale che trasmetteva.
b) La voglia di riesaminare una fase della vicenda culturale di quel periodo, soprattutto nelle sue ripercussioni sul mondo cattolico pistoiese. Vicende e storie che giacevano sfuocate in un cantuccio della mia memoria.
È un bel libro, sincero e autentico.
La parte più bella è secondo me quella della fanciullezza e delle giovinezza di Nesti tutta giocata a scavare nella memoria e a ritrovare il filo dei ricordi: gli affetti familiari, i compagni di scuola e di gioco, i desideri e i sogni di un fanciullo, i dubbi sulla scelta indirizzata verso il sacerdozio. Ne esce un quadro fresco ed autentico.
Molto bella ed illuminante anche l’esperienza di cappellano a Seano. Le parti successive sono più impegnate e più utili a ricostruire il percorso pubblico di Nesti ma già si avverte l’uomo di cultura maturo che razionalizza e che spiega.

Metterò a fuoco tre momenti
- L’incontro al Centro Studi Sociali
- L’avventura nelle ACLI
- La rottura con il Vescovo di Pistoia e la Chiesa locale.

I - L'incontro
Incontro Arnaldo Nesti al Centro Studi Sociali di Via Verdi n.7. Mi ci porta l’amico di scoutismo Romano Paci e ci ritrovo Fabio Giaconi (vecchio capo scout) ed altri giovani amici.
Entro in un mondo nuovo. Fino ad allora avevo affrontato tematiche educative, morali e religiose.
Lì si parla di problematiche sociali, storiche, politiche. La questione sociale, la società industriale, la realtà comunista, la chiesa nella nuova realtà sociale, l’unità politica dei cattolici nella DC.
Al Centro Studi non era come andare al circolo Pio X del buon canonico Lapini dove si giocava e si passava il tempo.
Al Centro Studi si organizzavano ricerche sul campo, c’erano conferenze e convegni su temi impegnativi, perfino cicli di lezioni come sul comunismo.
Quando parlavi con Nesti non ti consigliava un libro di devozione o un incontro spirituale, dal colloquio con lui uscivi con un libro o una rivista nuova da leggere o con un impegno a fare una lezione in un circolo di periferia. Ricordo l’effetto che fece allora su di me la lettura di un romanzo di cui non ricordo il titolo e l’autore su un giovane operaio francese che si ispirava alla JOC cioè al movimento della gioventù cattolica operaia.
Non voglio dire che non facesse il suo mestiere di prete, lo faceva in modo diverso. Ricordo una immagine che mi è rimasta impressa e che Nesti prendeva citando una poesia di Pasternak. Il grande fiume Volga e tante barche che vengono attratte dalla corrente verso la foce dove sta il Cristo ad attendere. È il grande tema della storia della salvezza, del rapporto tra libertà umana e intervento di Dio nella storia. Si avvertiva l’influsso di La Pira.
Ma al Centro Studi era soprattutto la realtà sociale che interessava: la rivoluzione industriale, i movimenti sociali che ne erano nati e le ideologie politiche che davano le risposte organiche ai nuovi problemi. E poi come la chiesa doveva porsi di fronte alle sfide nuove poste dalla presenza comunista e dalla secolarizzazione.

Il 28/01/1959 c’è l’inaugurazione del centro e nell’anno 1959 si sviluppa una intensa attività:
- Indagine sul comunismo pistoiese
- Studio storico sul primo novecento a Pistoia (la lunga stagione rossa)
- Convegno “Cristianesimo e Democrazia” con la presenza di Giorgio La Pira.

Anno 1960
- Convegno “Il dramma dell’umanesimo ateo” con la presenza di Mario Gozzini
- Convegno “Il senso della presenza comunista”

Anno 1961
- Ciclostilati “I problemi del mese”

Maggio 1963 Il Centro chiude improvvisamente. La novità esplode come una bomba. Perchè il Centro chiude?

Veniamo allora a sapere le cose che sono spiegate molto bene e dettagliatamente nel libro.
I Centri studi nascono da una visione molto diversa da quella di Nesti, e di noi che lo frequentavamo, della realtà sociale e politica italiana, sono lo strumento di una concezione dell’integralismo cattolico contro la collaborazione con i socialisti, contro il Centro-Sinistra.
I gesuiti come Mons. Ronca sono per l’alleanza di tutte le forze antimarxiste (dalla DC ai monarchici, ai missini e ai qualunquisti).
L’equivoco era clamoroso.
Il contrasto sul Comunismo era decisivo.
“Il Comunismo , così riferisce Nesti nel libro delle indicazioni nazionali di Mons. Ronca, si batte smontando i limiti concettuali della sua filosofia, il materialismo dialettico e storico e con la denuncia delle malefatte dei regimi comunisti. Formare un gruppo scelto di specialisti. Il Marxismo in antitesi al cristianesimo, combatterlo senza compromessi. Criticare e ostacolare l’ipotesi politica di un governo di centro sinistra. Fanfani, Moro, La Pira sono personaggi pericolosi”.
È una concezione ideologica, intellettualistica, astratta che non coglieva gli aspetti profondi della presenza Comunista. Ai gesuiti dei centri studi interessava il marxismo ed il comunismo, a noi interessavano i comunisti
Al Centro Studi si aveva del comunismo e della presenza comunista in Italia una rappresentazione più complessa.

Nel 1960 il Convengo al Centro Studi Sociali dal titolo “ Senso della presenza Comunista” si conclude con un documento nel quale in sintesi si afferma:
- Il comunismo conclude un lungo processo storico di laicizzazione del pensiero iniziato con l’Umanesimo
- È attuale ed ha vasta risonanza nelle masse popolari
- Un efficace anti comunismo non è un problema di buona volontà ma di mentalità. Bisogna rovesciare la mentalità (Metanoià).
- Azione convergente per eliminare le occasioni di esso, sia sul piano sociologico e culturale che giuridico-economico-sociale.

Il documento si conclude con due indicazioni precise:
1- I cattolici devono scoprire in pieno la loro coscienza etico-religiosa e assumere lo stato di diritto senza mire confessionali. Compito storico dei cattolici e di collaborare ad inserire nello stato gran parte degli italiani (soprattutto quella parte delle classi popolari rappresentate dai partiti della Sinistra che ne erano fuori).
2- La realtà comunista in parrocchia è fenomeno sociale, ma anche religioso che investe teologia e pastorale.
Nel 1967 Nesti scrive e discute la tesi per la laurea in teologia su “Il pensiero religioso di Antonio Gramsci”.
Nel 1968 tutte queste idee e queste riflessioni giungeranno a maturazione nel libro di Nesti “I Comunisti, l’altra Italia”.

Quale in sintesi l’atteggiamento di Nesti verso i comunisti?
- Acuta consapevolezza che vi era una specifica questione religiosa nel rapporto tra chiesa e comunisti in un paese cattolico come l’Italia.
- La presenza comunista non riguardava solo la vicenda politica ma era il segno della crisi della cristianità che fino dall’ultimo ‘800 non aveva fatto i conti con la società industriale e le nuove domande di giustizia.
- Esigenza, pertanto, di una svolta nella pastorale.
- L’idea della parrocchia come cittadella anticomunista era pericolosa.

Al Centro studi forte era la ripulsione dell’integrismo di una concezione cioè che pretendeva di derivare direttamente dalla fede religiosa una ed una sola opzione politica, un solo sindacato, una sola cultura. “C’è tutto scritto nel vangelo” si sentiva spesso dire con una confusione che comprometteva la Chiesa in scelte politiche da un parte e che alimentava dall’altra parte, sul versante del partito della Democrazia Cristiana chiusure, pigrizie mentali e intolleranza, sia verso l’esterno che all’interno del partito nei confronti di coloro che avevano una visione non confessionale della politica. È di quei tempi il bel libretto di Dorigo sull’integrismo.
Valutazione conclusiva. Rileggendo oggi con distacco quella vicenda appare notevole il fatto che con i soldi che i gesuiti di Mons. Ronca fornivano per contrastare l’apertura ai socialisti, Nesti facesse del centro studi sociali un centro di produzione di idee e di propagazione di orientamenti che andavano in tutt’altra direzione. Una sorte di eterogenesi dei fini.


II - L’Avventura nelle ACLI
Nell’agosto 1963 Nesti va a Roma “come uno sconfitto, da esule” e si iscrive alla facoltà di teologia dell’università lateranense.
Nell’ ottobre 1965 rientra a Pistoia e va ad abitare in Via Macchiavelli. In quello stesso periodo inizia l’impegno di Nesti nell’Ufficio Nazionale assistenti ACLI.
Nel libro si parla poco della esperienza di Nesti nelle ACLI pistoiesi.
A me sembrò una naturale evoluzione della stagione del Centro Studi.
La passione per la questione sociale, per il movimento operaio e il suo desiderio di riscatto sociale, la voglia di realizzare una presenza cristiana nel mondo del lavoro ci portarono nelle ACLI.
Con un forte scossone realizzammo una svolta nelle ACLI Pistoiesi, sostituendo radicalmente la vecchia classe dirigente. Fabio Giaconi divenne Presidente Provinciale, Arnaldo Nesti fu l’assistente provinciale, io mi ritrovai a dirigere Gioventù Aclista. Giaconi entrerà successivamente nell’esecutivo nazionale delle ACLI.
Furono anni di forte impegno, tentammo di rivitalizzare e riorientare i numerosi circoli ACLI spesso trasformati in sonnolenti luoghi di ritrovo e di tornei di carte.
Incontri, conferenze e soprattutto corsi di formazione.
Mia moglie ricorda ancora, a distanza di tanti anni e con un certo disappunto, i corsi di formazione estivi di Prataccio che avevo la responsabilità di dirigere.
Ci battemmo con convinzione per l’autonomia delle ACLI, per quella che chiamavamo la fine del collateralismo nei confronti della DC. Ci disturbava un’idea di mondo cattolico come cittadella autosufficiente e assediata.
Nesti, dopo i primi entusiasmi, comincia a sviluppare un’analisi critica del movimento aclista di cui ne rileva una ambiguità di fondo. Come conciliare la dimensione ecclesiale con una associazione a mezzadria tra DC e CISL? Come giustificare la presenza del sacerdote in una associazione avente quelle caratteristiche?
Al Congresso nazionale del novembre del 1966 Nesti ha le idee già molto chiare sul punto, ma il problema non viene neppure sfiorato dal Congresso ed anzi l’ambiguità si accresce perché si realizza un ulteriore spostamento del movimento verso il concreto ed opinabilissimo terreno delle scelte economico sociali.
Ho un rimpianto. Ero delegato al congresso, avevo maturato quella stessa convinzione di Nesti, ma non intervenni.
Nel marzo 1968 Nesti rassegna le dimissioni dall’ufficio Nazionale Assistenti ACLI.
Il modo con cui si formalizza il distacco è un modello di ipocrisia curiale e Nesti lo racconta con efficacia nel libro.
Mons. Pagani (assistente nazionale delle ACLI) nella riunione dell’Ufficio Nazionale Assistenti ACLI presenta le dimissioni di Nesti dall’incarico come conseguenza del fatto che il Vescovo di Pistoia lo ha destinato ad un altro importante incarico. Nesti, quando in ritardo arriva alla riunione, reagisce con forza. “Ma quale incarico! Non so neppure cosa farò. Rassegno le dimissioni perché sono giunto alla conclusione che le ACLI sono ambigue e che in questa situazione è inutile e dannosa la presenza del prete in un movimento così configurato”.

Qualche tempo dopo si svolge un importante incontro aclista a Pistoia alla presenza di Mos. Pagani al quale dirò quello che non avevo detto al Congresso Nazionale: la ambiguità del movimento aclista che coniugava scelte nel campo sindacale e politico con la presenza dell’assistente. Che le Acli scegliessero: o movimento inserito nella missione ecclesiale e in quel caso la presenza dell’assistente si giustificava; o movimento con marcato impegno di tipo sindacale e politico ed allora i laici avrebbero dovuto prendere sulle loro spalle la responsabilità piena delle loro scelte senza coinvolgere la chiesa, in questo secondo caso la presenza del sacerdote diventava incompatibile. Terminavo l’intervento annunciando le mie dimissioni dal movimento.
Pagani rispose dicendomi che le ACLI non erano il movimento che faceva per me e per le mie idee.
Qualche mese dopo la chiesa italiana ritirò gli assistenti ecclesiastici dalle ACLI.
Evidentemente le ACLI non erano il movimento giusto neppure per lui.
L’esperienza si chiuse così, a Roma per Nesti, a Pistoia per me. Confesso che la cosa, per quanto mi riguarda, avvenne con una certa sofferenza perché a quella esperienza avevo creduto e avevo dato tempo, energie e passione. Fu comunque un tempo speso bene per la mia formazione personale e credo anche per la città. Secondo me il decennio che và dal 1959 al 1968 e che comprende l’esperienza del Centro Studi Sociali e l’impegno nelle Acli pistoiesi è stato il segno più significativo e profondo che Nesti ha direttamente o indirettamente lasciato a Pistoia.


III - La rottura con il Vescovo e la Chiesa Ufficiale locale
La rottura avviene con la pubblicazione del libro “L’altra Chiesa in Italia” pubblicato nell’aprile 1970 e dedicato al dissenso cattolico.
Nel marzo 1971 arriva la censura della Conferenza Episcopale Italiana al libro e la conseguente rottura con il Vescovo di Pistoia che di fatto consiglia Nesti di andarsene in Sud America.
Non è mio compito parlare degli aspetti teologici o ecclesiastici del libro, accenno alla cosa solo per la reazione della Chiesa locale.
Vi fu un opera di critica con attacchi da ambienti laici ed ecclesiastici che avevano mal sopportato questo prete che diceva cose diverse, che criticava la situazione attuale, che metteva in discussione concezioni e prassi consolidate.
Fu espressione e punta avanzata di questa opera di critica il settimanale cattolico “La Vita” diretta dal canonico Migliorati. Ad un certo punto mi sembrò che si fosse passato il segno ed indirizzai una lettera al settimanale invitando ad una comprensione meno riduttiva e schematica delle posizioni espresse da Nesti. Ne seguì una risposta del direttore Migliorati a piene pagine con la riproposizione di tutte le critiche più ingenerose.
Qui si ferma la mia testimonianza.

Bellissimo e commovente è nel libro il racconto delle visite di Nesti, molti anni dopo, al vecchio Vescovo non più in carica, solo e isolato. Il bastonato che fa il consolatore, così commenta Nesti.
Questo dà il senso della profonda umanità della persona.


Chi era in conclusione l’Arnaldo Nesti che ho conosciuto?
Un prete scomodo che aveva il coraggio delle proprie idee, che per difendere la sua idea di Chiesa e il suo desiderio di stare dalla parte delle classi subalterne, ha pagato prezzi molto alti, andando incontro a incomprensioni, campagne denigratorie, solitudine, incertezza del futuro.
Ho solo il dispiacere di avere avuto poche occasioni di incontro con lui dopo, soprattutto quando stava faticosamente cercando e costruendo la sua nuova strada.

Gabriele Zollo
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